Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
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dai GIORNALI di OGGI
2009-03-13 |
Ingegneria Impianti Industriali
Elettrici Antinvendio |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
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Dal Sito Internet della BANCA D'ITALIA
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CORRIERE della SERA
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito http://www.unita.it2009-03-13
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito http://www.ilsole24ore.com2009-03-13 Quando il sole batterà il carbone dall'inviato Marco Magrini POZNAN - L'energia solare è una realtà, mica una promessa. Eppure, secondo i top manager di tre delle più grandi imprese fotovoltaiche del mondo – la cinese Suntech Power, l'americana First Solar e l'inglese Solarcentury – sembra quasi che nessuno lo sappia. "Qui parlano tutti di ridurre le emissioni di gas-serra – dice Jeremy Leggett, il fondatore di Solarcentury – senza tenere conto che le attuali tecnologie fotovoltaiche sono già più che sufficienti per soddisfare, nel medio periodo, il fabbisogno di energia e di elettricità". Il "qui", si riferisce al vertice climatico dell'Onu che si chiuderà domani a Poznan e presumibilmente destinato a non restare nella storia. "Il solare viene visto come una delle opportunità, non come la più razionale delle strategie possibili per superare il problema delle emissioni-serra", prosegue Leggett. "Ma c'è di più: in Inghilterra, il Comitato sui cambiamenti climatici ha appena pubblicato un rapporto nel quale si sostiene che l'energia solare non sarà rilevante in questo secolo. Una follia. Mi chiedo da dove abbiano preso quei dati". In compenso, i dati in mano a Leggett, a Mike Ahearn di First Solar e a Zenghrong Shi di Suntech, parlano chiaro: "L'anno scorso sono stati investiti circa 120 miliardi di dollari nelle rinnovabili, 28 dei quali nel solare, con una crescita del 67% sull'anno precedente. Basta parlare con i venture capitalist della Silicon Valley, per rendersi conto della portata del fenomeno". "La tecnologia sta facendo passi da gigante – ammette Shi – e al massimo entro cinque anni avremo raggiunto la grid parity", ovvero il punto in cui l'elettricità dal fotovoltaico costerà quanto quella che deriva dalle fonti fossili, o magari anche meno. "I costi si stanno abbassando drasticamente", assicura Ahearn. "Noi abbiamo cominciato nel 2005, producendo pannelli a film sottili con una capacità complessiva di 20 megawatt. Quest'anno arriveremo a quota 500. E l'anno prossimo prevediamo di raddoppiare ulteriormente la produzione, toccando un gigawatt di potenza, l'equivalente di una centrale nucleare. E se nel 2005 i nostri costi erano intorno a 3 dollari per watt, siamo già vicini a un dollaro per watt". Ma non è finita qui: "Quando è cominciata l'avventura di First Solar, avevamo un'efficienza di conversione energetica del 6%. Oggi siamo già arrivati all'11% e la percentuale crescerà ancora". Fino al punto che, annuncia il fondatore di First Solar – una delle poche storie di successo degli ultimi anni al Nasdaq – colossi del calibro di Intel, Shell o General Electric si preparano a giocare anche loro la partita solare. In altre parole, i tre amministratori delegati non stanno facendo pressioni per aumentare il loro proprio giro d'affari, perché quello è destinato a crescere comunque, nonostante la concorrenza. "La verità è che tutti continuano a pensare che la tecnologia fotovoltaica debba ancora migliorare e svilupparsi – protesta Leggett – quando invece sarebbe corretto metterla già adesso al centro dei piani per il futuro", a cominciare dai negoziati sul post-Protocollo di Kyoto. Ma la disponibilità di silicio non è limitata? Non si sente parlare spesso di insufficiente capacità produttiva? "Il silicio si fa con la sabbia, che non manca – risponde ancora Leggett – e con la dovuta programmazione, non ci sono assolutamente problemi a gestire uno sviluppo del settore. Anche enorme". Ma la programmazione, scarseggia. Qui a Poznan, dove 192 Paesi del mondo sono seduti al tavolo di una trattativa che si dovrebbe concludere l'anno prossimo con il vertice di Copenhagen, faticano a trovare un accordo, praticamente su tutto. "Spero proprio che a Copenhagen – rincara Shi – il ricorso all'energia solare venga esplicitamente incluso nei piani per ridurre l'anidride carbonica nell'atmosfera, senza ridurre al tempo stesso la crescita economica". Nel 2013, quando Kyoto arriverà al capolinea e il mondo salirà (presumibilmente) sul carro del Protocollo di Copenhagen, "almeno nelle regioni più assolate del mondo – prosegue Shi – si potrà avere elettricità dal sole con un costo finale di 12 centesimi di dollari per chilowattora". Che la transizione verso un'auspicata green economy, non possa prescindere dall'energia solare – visto che in un giorno la nostra stella fa piovere sul pianeta ben oltre l'energia necessaria alla civiltà umana in un anno – è scontato. Ma che buona parte delle necessarie riduzioni alle emissioni possa essere raggiunto con una massiccia adozione del fotovoltaico, non lo è. La grid parity è vicina, ma non è ancora qui con noi. Ecco perché i tre manager chiedono in coro una stringente legislazione internazionale sui gas-serra e – inevitabilmente – incentivi nazionali, come sconti o crediti fiscali, per cominciare a diffondere l'energia solare in lungo e in largo. Almeno fin quando, fra 4 o 5 anni, l'elettricità del sole sarà più conveniente di quella che viene dal carbone.o
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Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO
Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Riferimaneti Leggi e Normative : Michele Dalessandro - Organizzazione, impaginazione grafica: Francesca Dalessandro
ISTAT
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/prodind/20090210_00/Indice della produzione industriale
Periodo di riferimento: Dicembre 2008
Diffuso il: 10 febbraio 2009
Prossimo comunicato: 18 marzo 2009
Nel mese di dicembre 2008, sulla base degli elementi finora disponibili,l'indice della produzione industriale con base 2000=100 è risultato pari a 75,6 con una diminuzione del 12,2 per cento rispetto a dicembre 2007, allorché risultò uguale a 86,1. Nella media dell’intero anno 2008 l’indice ha presentato una diminuzione del 4,3 per cento. L'indice della produzione corretto per i giorni lavorativi ha registrato in dicembre una diminuzione tendenziale del 14,3 per cento (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2007),mentre nella media del 2008 il medesimo indice ha segnato un calo del 4,3 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2007 (i giorni lavorativi sono stati 253 come nel 2007). L'indice della produzione industriale destagionalizzato è risultato pari a 84,9 con una diminuzione del 2,5 per cento rispetto a novembre 2008.
Si segnala che a partire dalla pubblicazione dei dati relativi al gennaio 2009 inizierà la diffusione dei nuovi indici della produzione industriale,espressi in base 2005 e calcolati utilizzando la nuova classificazione delle attività economiche ATECO 2007 (omologo italiano della NACE rev.2 europea). Contestualmente si procederà alla ricostruzione delle serie stori-che retrospettive che saranno rese disponibili nella banca dati ConIstat.
E’ da notare che il passaggio alla base di riferimento 2005 e alla NACE rev.2 per gli indicatori congiunturali avverrà in corrispondenza del dato di gennaio 2009 in tutti i paesi dell’Unione europea.
Ulteriori dati sono disponibili sulla banca dati CONISTAT